I diritti negati

In questi giorni stiamo assistendo alla lotta delle giovani donne, degli studenti, delle
studentesse universitarie e di strati sempre più ampi di popolazione che in Iran
lottano per difendere diritti che noi diamo come acquisiti ormai da decenni.
Ricordiamo che le proteste sono iniziate con l’uccisione di Masha Asani, la 22enne
trovata morta lo scorso 16 settembre nella cella del carcere dove era stata rinchiusa
poche ore prima per aver indossato il velo in modo non conforme alle regole della
repubblica islamica.
Da allora sono state uccise dalle squadre armate della polizia morale almeno 60
persone e migliaia di iraniane e iraniani sono stati arrestati.
Assistiamo in Iran a manifestazioni che si fanno sempre più ampie, a testimonianza
che l’istinto insopprimibile degli esseri umani è volto alla ricerca della propria libertà.
Libertà è una parola che si declina in una serie di definizioni e di sfumature le più
varie ma, in qualunque modo la si consideri, libertà significa ricerca e conquista di
diritti.
La rivendicazione di una ragazza che vuole essere libera di portare o meno il velo
deve essere vista anche come la testimonianza di chi lotta per i diritti universali.
Masha è morta per gridare a tutti che i diritti, i diritti delle donne in particolare, sono
stati conculcati nel passato, conquistati recentemente e sempre minacciati. Non
possiamo dare per scontato che, anche nella nostra parte del pianeta, nel ricco
Occidente, essi saranno sicuri per sempre.
Anzi, credo che bisogna sempre essere vigili per affermare e testimoniare che lottare
per un diritto è sacrosanto.
Spero che questo mio pensiero possa essere condiviso da tutta la comunità del
Primo Levi e, in particolare, dagli studenti e dalle studentesse, nelle cui mani riposa il
futuro dei diritti civili nel nostro Paese.
Mi auguro, infine, che la coscienza civile degli studenti e delle studentesse possa
produrre parole e azioni a sostegno delle donne iraniane.

Il Dirigente scolastico
Massimo Viganò