Elogio dell’assembramento

Da qualche tempo a questa parte, quando mi capita di assistere in televisione a spettacoli, concerti o manifestazioni sportive registrati prima del Covid, resto in primo luogo stupito della quantità di persone che era possibile radunare in uno spazio ristretto.

Che si tratti di uno studio televisivo, dell’arena per un concerto, di un parterre antistante l’arrivo di una gara di sci, spazi in alcuni casi molto ampi, in questi luoghi si trovavano ammassate migliaia di persone a pochi centimetri di distanza l’una dall’altra. Mi sembra quasi impossibile che solamente un anno fa tutto questo era ancora possibile.

In secondo luogo, vedere le persone accalcate mi genera quasi, anzi, senza quasi, un senso di paura. Paura perché penso alle conseguenze che potrebbe suscitare oggi la quantità di visi posti uno vicino all’altro.

Ecco, l’aspetto preoccupante è che ora, non so se è capitato anche a voi, si teme che la persona che ci sta vicino, solo per il fatto di essere accanto a noi, possa essere una fonte di diffusione del contagio, quindi di pericolo.

L’essere umano è visto come una sorgente di rischio solo perché essere umano.

Riusciremo in futuro ad avvicinarci alle altre persone senza temere il contagio?

Non credo che sarà un passaggio facile da conseguire. Per un po’ di tempo temo che, non dico l’amico o i nostri parenti, ma chi ci siede vicino sull'autobus, chi è in coda dietro di noi al supermercato, chi entra con noi al cinema, chi ci serve una bibita al bar sarà visto con sospetto. E ovviamente anche noi potremmo essere guardati con diffidenza dagli altri.

Ecco il perché del titolo di questo articolo.

L’elogio di quel tempo, che è passato e che ci auguriamo possa tornare quanto prima, durante il quale gli esseri umani entrano in contatto tra loro senza temere di essere contagiati da un virus che potenzialmente può essere letale.

Perché assembramento vuole dire socialità, vuol dire affetto, divertimento, passione, partecipazione civile e politica, condivisione di esperienze positive che possono essere comunicate.

E’ vero che tutto ciò oggi viene sostituito da tutte quelle piattaforme che permettono di incontrarsi in online, ma non vorrei che, alla fine, maturassimo una sorta di assuefazione a queste modalità relazionali, che sono solo un surrogato degli incontri in persona.

Vorrei sapere cosa ne pensate voi.

Per quanto mi riguarda, non vedo l’ora che si torni ad assembrarsi: senza mascherine, senza gel disinfettanti, senza termoscanner, con la possibilità di vedere nuovamente il sorriso delle persone.

Viva i futuri assembramenti!

Il Preside 

Massimo Viganó

massimo.vigano@leviseregno.edu.it